TRAMA:
A Sleepy Swamp, ricca cittadina della Louisiana, gli abitanti vivono nella paura. Nessuno osa avvicinarsi alle paludi dove sorge Noreturn, il villaggio dei lavoratori delle piantagioni di tabacco della famiglia Leloup, ma soprattutto dove si dice si aggiri il leggendario Tonton Macute, protagonista di un’inquietante filastrocca. Douglas, Crystal, Peter e Magica, ovvero la banda degli Invisibili, si troveranno coinvolti in una vicenda terrorizzante e dovranno cercare di sottrarre se stessi e il “reporter del mistero” Robert Kershaw all’atroce destino dei non-morti.
- Come è nato il Paese del Non ritorno?
- Poiché i miei due precedenti lavori, L’enigma di Gaia e Acqua tagliente, tra ideazione, documentazione, scrittura e revisione mi avevano impegnato anni, per questa nuova avventura degli Invisibili desideravo una storia che non richiedesse ricerche troppo laboriose, che fosse più breve e scorrevole. E che facesse paura.
Cominciai a guardarmi intorno alla ricerca di un argomento che mi appassionasse. Ogni mio libro infatti rappresenta il tentativo di capire meglio me stesso e la realtà che mi circonda.
Riflettei che la cosiddetta “società dei consumi” ci spinge a rinchiuderci sempre più fra le mura domestiche, in un continuo accumulo di beni di non prima necessità, apparentemente inconsapevoli che il nostro benessere poggia sulle spalle di altri popoli, quotidianamente in lotta per la sopravvivenza. Mi domandai quindi se, alla lunga, questo stato di cose non generi dentro ognuno di noi un malessere di qualche tipo.Ritenevo di avere trovato un interrogativo degno di un’avventura degli Invisibili.
Non mi restava che individuare una metafora adatta ad affrontare questo argomento. Nella mia mente comparve l’immagine del film Zombi, in cui i morti viventi affollano le scale mobili di un ipermercato. Il regista George A. Romero fu il primo a vedere i morti viventi come simbolo di una società in crisi, i cui membri si sentono minacciati dai loro stessi simili, ottuse marionette senza raziocinio intente a ripetere all’infinito i gesti cui erano abituate in vita (nel caso del film, affollare l’ipermercato).
Sentivo che questa metafora poteva adattarsi anche alla mia storia e che, nel mio piccolo, avrei potuto affrontarla in un’ottica in parte inedita.Ci sarò riuscito?
Anche stavolta, a voi lettori l’ardua sentenza!
- Ringraziamenti
- Il mio primo pensiero va al fiero popolo haitiano, che nel 1794 si liberò dalla schiavitù e nel 1804 riuscì a conquistare l’indipendenza, divenendo il primo Stato nero della storia moderna. Per questo pagò un prezzo altissimo.
Ringrazio Marcella Drago dell’agenzia letteraria Atlantyca Dreamfarm e la editor Giovanna Canzi, per la disponibilità e la pazienza con cui hanno sopportato i miei consueti ritardi, ripensamenti e continui rimaneggiamenti del testo.
Sono grato alla casa editrice De Agostini, che pubblica i miei libri. Grazie di cuore a Matteo Faglia e a Beniamino Sidoti, prodigo di consigli e di preziosi suggerimenti. E grazie anche al dinamico duo Paola Scioli e Marianna Celsi dell’ufficio stampa.
Non ho ormai più parole per l’insostituibile editor Anna Lazzeri, che mi accompagna fin dalla prima avventura degli Invisibili. Anche quando mi illudo di avere fatto un buon lavoro, Anna riesce sempre a sorprendermi limando e perfezionando la mia prosa.
Chi non manca mai di stupirmi per inventiva è anche Paolo Barbieri, ancora una volta autore della copertina, cui fa da cornice il consueto, elegante lavoro della grafica Laura Zuccotti. Con Paolo ci siamo confrontati più volte sull’aspetto che avrebbe potuto avere Tontòn Macute e, poiché la sua copertina era terminata mentre ero ancora in fase di stesura del romanzo, la sua interpretazione del personaggio mi è stata di grande ispirazione. Sue sono le idee da brivido dei denti di caimano che penzolano dalla visiera del cappello, degli occhialini e delle misteriose funi che adornano il cappotto… oltre all’uncino al posto della mano destra, che nel testo del libro è invece una piccola accetta. Ancora una volta, e più che mai, grazie, Paolo!
Desidero ringraziare la giornalista Lucia Capuzzi, autrice del saggio “Haiti. Il silenzio infranto” (Marietti, 2010), per le utili indicazioni, in particolare per il personaggio di Maya Dusoleil.
Se ho conosciuto Lucia è stato grazie alla serata di presentazione del suo saggio, organizzata dal libraio Beppe Marchetti, presso la libreria “Massena 28” a Torino. Incontro stimolante anche grazie alla partecipazione dei giornalisti Battista Gardoncini e Marco Bello.
Parlando di librerie, non posso fare a meno di rinnovare i ringraziamenti per libraie e librai (e fortunatamente sono tanti) che in questi anni mi hanno sostenuto, promosso… e ospitato!
Citerò un nome fra tutti: Anna Parola della Libreria dei Ragazzi di Torino, che ha letto in anteprima il manoscritto di questo romanzo, offrendomi il suo incoraggiamento.Lo scrittore Giovanni Arduino fu il primo a cui raccontai la storia, ancora in fase di ideazione, e che mi consigliò libri e film ambientati in Louisiana.
Anche Andrea Lioy è stato, come sempre, un interlocutore perfetto per chiarirmi le idee e a lui devo lo spunto dei trampoli.
A Giovanna, e alle nostre famiglie, grazie per il sostegno e le tante, amorevoli, attenzioni.
Desidero esprimere riconoscenza, stima e amicizia per Sergio Ruffa, Elisa Giacone e Federico Elia dell’Ecomuseo dell’Alta Val Sangone, che mi hanno aiutato ogni volta che ne ho avuto bisogno.
E ancora gratitudine e affetto per tutti gli amici di borgata Tonda di Coazze, dove in una confortevole baita (grazie, Marco Vaj e Nicoletta!) ho scritto la maggior parte di questo libro, nell’estate del 2010. Grazie a Fiorenzo per le conversazioni, provvidenziali per ridare ossigeno alla mia fantasia nei momenti di stanchezza; grazie alle ragazze e ai ragazzi: Alberto, Marco, Cristina e Annalisa, Alice e Luca, Alessandra e Andrea per l’entusiasmo e l’allegria.
Per le passeggiate e i momenti conviviali, grazie a Maria e Giuseppe; a Maria Chiara, a Efrem, Nicolò e Gioele; a Franca e Claudio; a Wanda e Mauro; a Francis e Bernadette. Ad Adriana e Domenico per le pizze nel forno a legna; a Marisa e Sergio per le frittelle di mele; a Giulia per i torcetti di Sangano; a Pino per i funghi porcini; e grazie per le cortesie e l’ospitalità di tutte le altre belle persone che vivono o frequentano Indiritto, una delle frazioni di Coazze.
Verso la fine dell’estate, quando qualcuno di loro mi incontrava, ai saluti seguiva, immancabile, la domanda: «Allora, questo libro è finito oppure no?»Nell’inverno del 2010, sempre a borgata Tonda, Giovanna e io ci imbattemmo in un mistero. Dalla borsa della spesa lasciata momentaneamente fuori della porta, sparirono delle provviste, di cui nei giorni seguenti trovammo gli involucri sparsi nella neve vicino a casa. I bidoni dei rifiuti venivano sistematicamente rovesciati. Giovanna non impiegò molto a scoprire che responsabile delle incursioni era una cagnona randagia, incrocio di pastore tedesco, collie, e maremmano… Per farla breve, Shy è diventata un membro della nostra famiglia e si è abituata a convivere anche con i gatti Chapulin e Lea. E quasi per magia è entrata anche in questo libro. C’era da aspettarselo, le avventure degli Invisibili contengono molti più elementi della mia vita quotidiana di quanto probabilmente i lettori non sospettino.
E, come al solito, non posso esimermi dal ringraziare voi, cari lettori, che ancora una volta vi presentate puntuali all’appuntamento.
A tutti voi, buona lettura!
Giovanni Del Ponte
Borgata Tonda di Coazze
5 gennaio 2011
Leggi i primi capitoli
Gli Invisibili. Il paese del non ritorno, da stampare – Primi capitoli | .pdf, 619 KB |
Gli Invisibili. Il paese del non ritorno, per E-reader – Primi capitoli | .pdf, 725 KB |
Audio
Ascolta il capitolo 11 letto dall’attrice Federica Valenti!
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edizione De Agostini, 2009 – Illustratore Paolo Barbieri – 1600×823, 440kb |