Uno dei nuovi personaggi del libro che preferisco si chiama Roxanne, una ex scienziata sulla sessantina che ha voltato le spalle al Governo USA perché in disaccordo con la sua politica ambientale e che ora vive in una capanna su un’alta sequoia (vede anche la sezione delle Case sugli alberi). Contraria alle auto e ai motoveicoli di ogni tipo, Roxanne usa per spostarsi un pallone aerostatico che ha soprannominato Mamy. Ma come sono fatti i palloni aerostatici? Sono uguali alle mongolfiere? E le bubbles? Cosa sono? Esistono veramente? Be’, siete proprio curiosi! Allora continuate a leggere e lo saprete…
- Come sono fatti e come volano gli aerostati
- L’aerostato è un aeromobile che per ottenere la portanza, cioè la forza necessaria a sollevarsi da terra e volare, anziché muoversi nell’aria utilizza un gas “più leggero dell’aria” vale a dire elio, idrogeno o aria riscaldata. Esistono vari tipi di aerostato: una prima distinzione è quella secondo il tipo di gas utilizzato per ottenere la forza ascensionale. In questo modo possiamo suddividere gli aerostati in palloni ad aria calda (le mongolfiere propriamente dette, dove l’aria viene scaldata per mezzo di bruciatori) e palloni a gas (gonfiati con idrogeno o elio). Possiamo poi distinguere gli aerostati in dirigibili (con la caratteristica forma a siluro e dotati di motori e organi di governo) e non dirigibili (mongolfiere e palloni a gas), che seguono la direzione del vento e possono solo variare la quota di volo (La mongolfiera non si può dirigere a piacimento, può salire e scendere semplicemente aumentando o diminuendo i colpi di “manetta” al bruciatore collegato alle bombole di GPL. Il pilota deve così scoprire, con cambiamenti d’altitudine, le invisibili correnti che lo circondano e la direzione del vento crea la nuova rotta, portandosi “dentro” il pallone. Le condizioni meteo migliori per un volo sicuro sono al mattino dopo l’alba o al pomeriggio prima del tramonto e in pratica solo in montagna e con basse temperature si potrà vedere una mongolfiera volare a bassa quota a mezzogiorno…)
Queste suddivisioni non sono rigide e quindi palloni e dirigibili possono essere sia a gas che ad aria calda. Esiste poi anche un pallone ibrido, il pallone Rozier, che utilizza allo stesso tempo sia l’aria calda che il gas.
Gli aerostati più antichi sono la mongolfiera e il pallone a idrogeno: entrambi volarono per la prima volta in Francia nel 1783 a poco tempo di distanza l’uno dall’altra. Negli ultimi anni si sono diffusi i dirigibili ad aria calda che uniscono la semplicità costruttiva e la facilità di gestione della mongolfiera alla direzionabilità del dirigibile.
- Principi del volo aerostatico
- Il volo aerostatico in pratica si basa sul principio di Archimede che recita: “Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta dal basso verso l’alto uguale al peso del fluido spostato”. Scaldando, l’aria contenuta nell’involucro si dilata finché, raggiunta la capienza massima dell’involucro stesso, inizia a fuoriuscire dall’apertura in basso. Quando è uscita una quantità di aria corrispondente al peso della cesta con i suoi occupanti, la mongolfiera è in equilibrio.
Da questo momento , più si scalda e più aria fuoriesce, alleggerendo il pallone che inizia a salire. Facendo raffreddare, l’aria che era uscita rientra appesantendo il pallone che inizia a discendere. Il volo livellato si ottiene mantenendo costante il peso dell’aria all’interno dell’involucro.
Mentre nella mongolfiera la variazione di quota si ottiene scaldando o lasciando raffreddare l’aria contenuta all’interno dell’involucro, il pallone a gas sale scaricando zavorra (sabbia contenuta in appositi sacchetti) e scende liberando gas per mezzo di una valvola.
Lo studio dei problemi connessi al volo aerostatico ha contribuito grandemente alla ricerca sulla fisica dei gas e sui fenomeni atmosferici e meteorologici oltre che alla conoscenza della fisiologia umana e al comportamento dell’organismo alle alte quote.
- Classificazione internazionale dei palloni
- Gli aerostati sono classificati secondo la grandezza ed il tipo da un apposita commissione della Federazione Aeronautica Internazionale (FAI) che è il massimo organo sportivo aeronautico. Nell’ambito dell’aviazione non commerciale, la FAI classifica tutti gli aeromobili. Gli aerostati, definiti anche come “aeromobili più leggeri dell’aria”, appartengono alla classe A che a sua volta è suddivisa in quattro sotto-classi secondo la caratteristiche peculiari degli aerostati:
AA: palloni a gas
AX: palloni ad aria calda (mongolfiere)
AM: palloni Rozier (palloni gonfiati sia con gas che con aria calda)
AS: palloni a gas con involucro pressurizzato (per uso scientifico)
Queste sotto-classi sono organizzate in 15 categorie a seconda del volume dell’involucro.
- La mongolfiera
- Il principio di funzionamento di una moderna mongolfiera è assolutamente identico a quello del pallone dei fratelli Montgolfieres della fine del XVIII secolo. Le differenze stanno solo nei materiali impiegati per la costruzione e nel sistema adottato per riscaldare l’aria: oggi al posto di paglia e lana incendiate si usano sofisticati bruciatori a propano.
Oggi, come allora, una mongolfiera vola portata dal vento e il pilota non è in grado di stabilire esattamente dove andrà ad atterrare. Il pilota può però controllare con grande precisione la quota di volo: seguendo le correnti alle varie quote può quindi, entro certi limiti e con molta approssimazione, prevedere la rotta ma nulla è mai stabilito con precisione, le condizioni possono cambiare rapidamente tanto che due palloni che volano vicini possono prendere direzioni differenti pur essendo alla stessa quota e sulla stessa rotta.Una mongolfiera è costituita essenzialmente da tre parti: l’involucro, il bruciatore e la navicella.
L’involucro deve contenere l’aria riscaldata dal bruciatore. La struttura è formata da pannelli di nylon cuciti su nastri verticali e orizzontali. Alla sommità del pallone i nastri verticali sono riuniti in un “anello di coronamento” mentre alla base vengono prolungati da cavi d’acciao che a loro volta sono poi fissati al “quadro di carico” su cui è montato il bruciatore.
La sommità dell’involucro è aperta e viene chiusa dall’interno per mezzo di un pannello circolare di diametro maggiore di quello dell’apertura. Sotto la spinta dell’aria calda il pannello viene tenuto in posizione impedendo così la fuoriuscita dell’aria calda medesima. Per mezzo di un sistema di tiranti è possibile aprire il pannello per accelerare la discesa in volo o per facilitare lo sgonfiaggio del pallone dopo l’atterraggio per la sua forma (non per la sua funzione) viene detto “paracadute”.Lo scopo del bruciatore, come abbiamo visto, è quello di riscaldare l’aria all’interno dell’involucro. Il bruciatore, generalmente doppio, è fissato al “quadro di carico” tramite un giunto cardanico che consente di dirigere la fiamma con precisione all’interno dell’involucro. Il bruciatore è alimentato da gas propano liquido contenuto in apposite bombole di acciaio o alluminio alloggiate all’interno della cesta. Aprendo i rubinetti il propano, tramite tubi flessibili, raggiunge una serpentina dove sotto l’effetto del calore torna allo stato gassoso si mescola all’aria e viene incendiato di volta in volta da una fiamma pilota alimentata dalle stese bombole. L’erogazione del gas al bruciatore e quindi le fiammate vengono regolate dal pilota mediante apposite valvole.
La navicella è appesa all’involucro e generalmente è fatta in vimini intrecciato e per questo è chiamata cesta. È una caratteristica che di solito suscita meraviglia nei profani ma il fatto è che a tutt’oggi il vimini offre un buon compromesso tra robustezza, leggerezza ed elasticità (senza contare il fascino dell’estetica “d’antan” e del materiale naturale).
La cesta ha una struttura portante di tubi metallici e il fondo rinforzato da longheroni di legno: l’insieme offre quindi sicurezza e protezione all’equipaggio.
Agli angoli della cesta sono alloggiate le bombole del gas, mentre lungo i lati trovano posto gli strumenti di navigazione e le altre dotazioni di bordo. La cesta è vincolata al “quadro di carico” e all’involucro per mezzo di cavi d’acciaio e moschettoni. Il “quadro di carico”, a sua volta, è sostenuto da stecche rigide di nylon per impedire che all’atterraggio finisca addosso ai passeggeri.Il volume di una mongolfiera di medie dimensioni, capace di portare tre o quattro persone, varia tra i 2000 e i 3000 metri cubi. La massa di un pallone da 2200 mc è dell’ordine di 2 tonnellate e mezza che equivale ad una inerzia considerevole: l’abilità del pilota consiste quindi nel variare la quota scaldando l’aria o facendola raffreddare anticipando le reazioni del velivolo.
L’autonomia di volo dipende dalla quantità di propano a disposizione per il bruciatore, dalle condizioni climatiche e dal peso trasportato. Per dare un’idea posiamo dire che una mongolfiera media di 2200 mc, con due o tre persone a bordo, in condizioni normali può volare per circa un’ora.
- Il pallone a gas
- Quando si pensa alle mongolfiere l’immaginario collettivo evoca immediatamente l’immagine di palloni di forma sferica riempiti di un gas più leggero dell’aria, con una navicella a cui sono appesi sacchetti di sabbia. Questo, in effetti, è l’aspetto del pallone a gas, non della mongolfiera propriamente detta che per volare utilizza l’aria calda.
I palloni a gas rappresentano un capitolo fondamentale della storia del volo “più leggero dell’aria” avendo di fatto dominato per tutto l’Ottocento e per la prima metà del Novecento. Oggi, invece, solo un ristretto gruppo di piloti, continua a dedicarsi a questo tipo di aeromobile penalizzato soprattutto del costo del gas utilizzato (elio o idrogeno). Per avere un termine di paragone si pensi che si è calcolato che nel 1987 in tutto il mondo a fronte di cinquecentomila voli realizzati con mongolfiere, i voli con palloni a gas sono stati solo millecinquecento. Tuttavia con i palloni a gas si disputa la prima e più antica gara di volo in aerostato, la Coupe Gordon Bennet, gara di lunga distanza che si svolge ogni anno e che nelle ultime edizioni ha visto il dominio dei fratelli francesi Vincent e Jean-François Leys.
In Italia attualmente si contano solo due licenze di pilotaggio di pallone a gas. Nel nostro Paese questa specialità del volo aerostatico viene tenuta in vita dal Com.te Enzo Cisaro che è anche l’unico istruttore italiano.Il gas più adatto al volo di un pallone è l’idrogeno in quanto si tratta dell’elemento più leggero esistente in natura. A questo proposito occorre sottolineare, a smentire la cattiva fama che questo gas si porta dietro, che se effettivamente l’idrogeno richiede sì alcune particolari precauzioni per il suo impiego, dovute alla sua caratteristica di essere infiammabile ed esplosivo, esso è stato il gas di riempimento del novanta per cento delle Coppe Gordon Bennet e dei Campionati Mondiali di questa specialità disputati nel corso di quasi cento anni. A tutt’oggi non risulta che ci sia stato mai il minimo incidente dovuto all’impiego di questo gas. L’elio, al contrario, è inerte e quindi assolutamente sicuro ma presenta un costo assai proibitivo.
Una peculiarità del pallone a gas è costituita dalla guide rope, una corda lunga almeno trenta metri ideata dal grande aeronauta Francesco Zambeccari alla fine del ‘700. La “guide rope” svolge alcune importanti funzioni: orienta il pallone durante l’atterraggio; rallenta la discesa al suolo del pallone; funziona da freno rallentando la velocità del pallone; in zone prive di ostacoli naturali o artificiali può essere lasciata strisciare sul terreno ottenendo così una funzione equilibratrice consentendo al pallone di mantenere una quota costante senza agire sul gas o sulla zavorra.
Rispetto alla mongolfiera il pallone a gas presenta un costo di esercizio più elevato, maggiore difficoltà di pilotaggio e una preparazione più complessa. Di contro l’autonomia di volo di un pallone a gas è nettamente maggiore di quella di un pallone ad aria calda. Inoltre il pallone a gas ha una maggiore capacità di sollevamento a parità di volume e offre la possibilità di volare in un silenzio totale.
Assistere al decollo di un gruppo di palloni a gas nel cuore della notte per partecipare ad una gara di lunga distanza come la Coupe Gordon Bennet è un’esperienza unica e affascinante. Gli aerostati prendono il volo in assoluto silenzio, a pochi minuti l’uno dall’altro, il buio è squarciato solo dai riflettori a terra che seguono le prime fasi del volo e ben presto di questi maestosi aerostati restano solo, in lontananza, le luci di via che lampeggiano nell’oscurità fino a confondersi con le stelle.
- Il dirigibile
- Come dice il nome stesso, il dirigibile è un aerostato che può essere guidato verso una direzione determinata grazie alla spinta di motori e alla presenza di timoni di direzione e profondità analoghi a quelli degli aerei. Il dirigibile si caratterizza poi per la caratteristica forma “a siluro”.
Storicamente i dirigibili conobbero il loro massimo sviluppo tra l’inizio del XX secolo e la vigilia della seconda guerra mondiale. I dirigibili erano, a quell’epoca, i mezzi di trasporto più veloci sulle grandi distanze e vennero impiegati nei voli commerciali tra l’Europa e gli Stati Uniti offrendo ai passeggeri che potevano permetterselo un lusso e un comfort degno dei grandi transatlantici.I dirigibili di un secolo fa potevano avere una struttura rigida, semirigida o flessibile, mentre l’involucro era realizzato in stoffa ricoperta di gomma.
I dirigibili maggiori avevano bisogno di hangar immensi per poter essere ricoverati: basti pensare che gli Zeppelin più grandi erano lunghi 270 m. e alti 45. Aeronavi di queste dimensioni avevano notevoli problemi di manovrabilità e subivano pesantemente gli effetti delle turbolenze atmosferiche. Inoltre il gas utilizzato per il loro gonfiaggio, l’idrogeno, era facilmente infiammabile ed esplosivo.
L’epopea dei grandi dirigibili, che con Umberto Nobile e Roald Amundsen erano stati protagonisti anche delle trasvolate polari, finì tragicamente nel 1937 con il disastro dell'”Hindenburg”. L’orgoglio dell’aviazione nazista venne completamente distrutto in uno spaventoso incendio, le cui cause non sono mai state del tutto chiarite, che causò la morte di 36 delle 97 persone a bordo. Nel dopo guerra i dirigibili furono del tutto soppiantati dagli aerei ormai divenuti più sicuri, più economici e decisamente più veloci.Negli ultimi anni hanno fatto la loro comparsa i dirigibili ad aria calda. In pratica si tratta di mongolfiere a forma di dirigibile a cui sono stati applicati un abitacolo e dei motori. Non hanno struttura rigida, sono decisamente più piccoli dei loro progenitori e non sono in grado di volare su lunghe distanze, ma sono molto sicuri e affidabili. Vengono utilizzati soprattutto per scopi pubblicitari ma esistono anche regolari competizioni sportive: nel 1996 la Valle d’Aosta ha ospitato il 5° campionato del mondo per dirigibili ad aria calda. In alcuni modelli l’involucro viene leggermente pressurizzato per conferirgli una maggiore rigidità strutturale anche se questo riduce la vita media dell’involucro rispetto ad un tipo non pressurizzato.
Nell’ultimo decennio sia l’aeronautica commerciale che quella militare hanno ricominciato a prendere in considerazione i dirigibili come mezzo di trasporto: studi, esperimenti e prototipi sono stati realizzati in Germania, Russia e Stati Uniti. I materiali e le tecnologie oggi disponibili potrebbero in un futuro prossimo rendere il dirigibile estremamente interessante per il trasporto di persone e merci soprattutto nelle zone non servite da strade, porti o aeroporti. Nonostante queste prospettive e l’ottimismo di progettisti e costruttori, ad oggi l’uso del dirigibile resta però confinato al volo da diporto o a scopi pubblicitari. Tuttavia è auspicabile che superate le difficoltà dovute soprattutto agli ingenti investimenti necessari per lo studio, la progettazione e la sperimentazione, anche questo aeromobile possa trovare una nuova vita degna del suo glorioso passato.
- Il pallone Rozier
- Il pallone Rozier prende il nome dal grande aeronauta francese Jean François Pilâtre de Rozier, il primo uomo ad aver effettuato un volo vincolato ed il primo volo libero su una mongolfiera nel 1783. Il 15 giugno del 1785 Pilâtre morì a bordo di una “aeromongolfiera”, un pallone con la parte superiore sferica dell’involucro gonfiata a idrogeno e la parteinferiore cilindrica funzionante come una mongolfiera. Il pallone Rozier, quindi, è un aerostato “ibrido” che unisce il pallone a gas e quello ad aria calda.
In effetti questo tipo di pallone dovrebbe chiamarsi pallone Zambeccari perché fu proprio il grande aeronauta italiano il primo a ideare un pallone “a doppia camera”: solo una settimana dopo il primo volo umano egli, in una lettera al padre, già spiegava il suo progetto. In un’altra lettera, scritta dopo la morte di Pilâtre, Zambeccari si rammaricava che l’amico francese non fosse stato più prudente nello sperimentare un aerostato che presentava alcuni seri rischi. E d’altra parte, lo stesso Zambeccari, perirà nel 1812 a causa dell’incendio del pallone a doppia camera su cui stava volando.Dopo le morti di Pilâtre e di Zambeccari i palloni a gas soppiantarono sia quelli ad aria calda che quelli misti ad aria calda e idrogeno. I primi torneranno in uso solo a partire dagli anni ’60, mentre i Rozier sono tornati alla ribalta una decina d’anni fa, nel 1992, quando Bertrand Piccard e Wim Verstraeten vinsero la Chrysler Transatlantic Challenge a bordo di un pallone Cameron R-77 da3000 mc davanti ad altri quattro palloni dello stesso modello.
Il pallone Rozier odierno funziona combinando l’uso dell’elio con quello dell’aria calda. Per il decollo la camera del gas viene riempita parzialmente con elio. Man mano che l’aerostato sale il calore del sole e la pressione atmosferica decrescente fanno espandere l’elio. Per mantenere costante la quota o per scendere l’elio viene fatto uscire attraverso apposite valvole poste sulla sommità. Durante la notte, in assenza dell’irraggiamento solare i piloti attivano i bruciatori a propano riscaldando l’aria che si trova nella camera sottostante a quella dell’elio. Se il pallone supera la quota massima consentita l’elio fuoriesce dalle appendici poste alla base dell’involucro per evitare che un’eccessiva espansione possa lacerare l’involucro. Sopra la camera dell’elio l’involucro contiene una ulteriore camera del gas che ha il compito di tenere distante l’involucro esterno da quello della camera del gas riducendo lo scambio di calore tra interno ed esterno.
I palloni Rozier sono stati utilizzati nei più recenti voli transoceanici e nei tentativi di circumnavigazione del globo senza scalo fino ai successi di Bertrand Piccard e Brian Jones nel 1999 (primo volo in pallone intorno al mondo senza scalo) e di Steve Fossett nel 2002 (primo volo intorno al mondo in solitario). Dopo moltissimi tentativi, i palloni Rozier si sono dimostrati quelli più adatti a questo genere di imprese. Si tratta di aerostati frutto di una tecnologia sofisticata e gestiti da un team di specialisti del quale, oltre ai piloti, fanno parte scienziati, ingegneri, meteorologi, informatici, con uno schema di lavoro molto simile a quello delle missioni spaziali.
- Le forme speciali
- Le forme speciali (special shapes) sono mongolfiere che anziché la classica forma “a lampadina” riproducono oggetti, immagini, forme naturali o aritificiali di vario tipo. Le mongolfiere di forma speciale vengono realizzate soprattutto per motivi pubblicitari, di rappresentanza o per celebrare eventi particolari. A causa del loro costo molto elevato e avendo necessità di molte persone per il loro montaggio in genere questo tipo di palloni è proprietà di enti, società o aziende che poi li danno in gestione a team di professionisti.
Le forme speciali non sono un’invenzione recente ma comparvero fin dagli albori del volo aerostatico. Alcune di queste furono concepite per volare, in occasione di feste particolari, altre invece venivano innalzate e trattenute al suolo da funi. La tecnologia e le conoscenze tecniche dell’epoca, certo inferiori alle attuali, non impedirono ai progettisti di concepire aerostati anche molto complessi ed elaborati, anche se non tutti furono poi effettivamente realizzati.Con la rinascita dei palloni ad aria calda le forme speciali hanno ottenuto un nuovo successo: oggi non c’è praticamente raduno di una certa importanza che non ospiti almeno una di queste particolari mongolfiere. Oggi è possibile vedere volare scatole, lattine, lampadine, animali, palazzi, personaggi dei fumetti e dei cartoni animati, marchi pubblicitari, orologi, forme di formaggio, dinosauri, torte di compleanno e ogni tipo di mezzo di trasporto. In questi ultimi anni si sono visti in volo il castello della Bella Addormentata, uno scozzese con tanto di cornamusa, l’Orient Express, lo Shuttle e la bellissima Arca di Noè presentata per la prima volta nel 1994 al raduno di Albuquerque. Le moderne tecnologie, applicate alla progettazione e alla realizzazione degli aerostati, non pone praticamente alcun limite alla fantasia dei committenti e dei progettisti.
Una forma speciale assolutamente unica à la mongolfiera “rovesciata” della Festo, un pallone che sembra volare capovolta con la cesta rivolta verso il cielo. Questa mongolfiera vola sempre affiancata alla sua gemella identica con un effetto complessivo assolutamente incredibile. A ogni esibizione non è raro incontrare spettatori ignari che preoccupati chiedono spiegazioni temendo un qualche incidente.
I palloni di forma speciale sono più difficili da costruire, da gonfiare e da pilotare di quelli di forma tradizionale. Anche le possibilità di volo sono limitate dato che molto più dei palloni tradizionali subiscono gli effetti del vento e delle turbolenze atmosferiche. Per questo solitamente non gareggiano insieme ai palloni tradizionali ma partecipano a raduni a loro riservati o fanno da spettacolare contorno ai raduni e alle competizioni delle mongolfiere di forma tradizionale.In questa particolare categoria un posto particolare lo merita la flotta di mongolfiere del magnate dell’editoria Malcolm Forbes, scomparso nel 1990, e ora ereditata dai figli. Si tratta di una “collezione” di una trentina di mongolfiere davvero unica al mondo che comprende tra l’altro una moto Harley-Davidson, un uovo di Fabergé, il minareto di Islamabad (più alto dell’originale), la Sfinge, un tempio giapponese, la caravella Santa Maria di Colombo (una delle forme speciali più grandi e complesse mai realizzate), il busto di Beethoven, uno spettacolare Solimano il Magnifico, oltre al castello normanno di Balleroy di proprietà della famiglia e sede ogni anno di un raduno aerostatico. Tutte le mongolfiere di Forbes sono realizzate dalla Cameron Balloons di Bristol e sono tutte volanti. Forbes fu uno dei primi a capire l’eccezionale possibilità offerta dalla mongolfiera come mezzo pubblicitario e la utilizzò sempre per il lancio delle sue iniziative imprenditoriali.
Nella loro missione di salvataggio, gli Invisibili e i WebTV BoyZ si troveranno a utilizzare mongolfiere in miniatura (chiamate bubbles), in grado di permettere a una persona di “camminare” sulla volta della foresta amazzonica. Da dove ho preso l’idea? Esistono veramente? E, se sì, come sono fatte?
Andiamo con ordine. Le bubbles esistono, anche se nel libro ne ho descritto una versione più… fantasiosa per offrire ai miei personaggi maggiore possibilità di movimento. Mi imbattei in un servizio che ne parlava su Quark, una rivista scientifica da edicola (in particolare si trattava del numero 29 del 2/6/2003). A seguire vi riporto una sintesi dell’articolo con relative immagini, così potrete vedere che aspetto hanno in realtà le bubbles!
La zattera delle cime
Per studiare i livelli più alti del Parco di Masoala in Madagascar, 75 ricercatori si sono trasformati in scalatori, trapezisti e aviatori. Per esempio, hanno utilizzato una zattera appoggiata sulle cime degli alberi, a 30-40 metri d’altezza. È stata chiamata Pretzel per la forma che ricorda quella del famoso salatino.
Per esaminare diverse aree della foresta, la zattera viene spostata con un dirigibile.
Due ricercatori sulla slitta percuotono le cime degli alberi per far cadere gli insetti nelle trappole. A seconda dell’altezza a cui avviene la raccolta, si possono osservare insetti di specie diverse.
Eric Faure, studioso di insetti ed esperto di farfalle, controlla le trappole poste sotto la zattera. La struttura è realizzata in Pvc (un tipo di plastica) e rete da pesca, e ha una superficie di 400 m2.
Il genetista Jean-Jacques Rakotomalala osserva la foresta attraverso la rete della zattera.
Un camaleonte (Furcifer pardalis) posato sul dito dei Dante Fenolio, studioso di rettili e anfibi.
Ed eccoci alle bubbles! Quando devono spostarsi di decine di metri sulle cime degli alberi, i ricercatori utilizzano le bubbles, piccoli palloni gonfiati a elio ancorati a una fune tesa tra due alberi.
Ognuno deve saper fare un po’ di tutto, ricoprendo ruoli diversi. Nell’immagine, uno dei fotografi della spedizione, Laurent Pyot, aiuta gli studiosi nella cattura degli insetti agganciato a una bubble.
E infine ecco un particolare dove si vede meglio l’imbracatura.
DOVE VOLARE? DOVE PRENDERE IL BREVETTO? DOVE FREQUENTARE PER AVERE NOTIZIE AGGIORNATE? DOVE LEGGERE DI MONGOLFIERE? Per tutte queste domande (e molte altre) vi rimando all’ottimo sito di Giuseppe Copparoni, detto Grandepino: http://web.tiscali.it/windrider/.
Per saperne di più:
Il sito dell’aerostatica italiana: http://www.aerostati.it/home.htm
http://www.mongolfiere.it/
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